martedì 18 novembre 2008

Parte sedicesima

In quella che forse per la prima volta sembra non esser una fuga ho bisogno di una vera e propria dose di adrenalina, qualcosa che alimenti questo mio status di eccitazione e pienezza, che faccia da cornice e immortali per sempre il mio sguardo su cui lentamente vanno a imprimersi quelle accese pieghe di un egocentrismo sempre lasciato sottointeso nella penombra di qualche "forse" racchiuso nell leggero tremare delle palpebre.
Come un esperto radiofonico lancio il prossimo brano musicale, peccato solo non avere neanche un minuto per sceglierlo. Avrei passato ore e ore a fare avanti ed indietro fino a selezionare qualche pezzo metal anni novanta, magari dei vecchi e gloriosi Metallica, quando ancora Kirk Hammet si lanciava in assoli graffianti carichi di scale vertiginose che mi rapivano di meraviglia l'animo. Ricordo che sarei stato pronto a dare qualsiasi cosa pur di poter ripetere anche per pochi secondi quella nota impossibile, farla vibrare all'infinito. Ora come non mai riassaporo quell'emozione, quel brivido che nasce da una nota che taglia tutto ciò che mi si para davanti e che intralcia il mio cammino.
Aimè i Metllica hanno deciso di riposare ancora per un pò nell'archivio, ma a prendere la scena è quell'inconfondibile triplo rullo di cassa, secco, deciso, che fa da anteprima ad un ritmo incontrollabile a cui non si puo resistere.
E' una sequenza di note frenetiche, che balzellano tra un binario e l'altro e che si insinuano nelle vene, ammorbidendo muscoli e nervi ormai abbastanza provati dal viaggio.
E' il riecheggiare del mondo che fino ad ora ho tentato di disegnare e a cui sto dando ascolto, che pulsa, freme, che come un quadro di Kandinsky cerca di uscire fuori da una forma preconfezionata, offerta come la migliore delle soluzioni possibili.
E' un vortice di emozioni trascinate dall'incalzare incessante di accordi brillanti, che vanno ad intrecciarsi in modo indecifrabile sulle rive dell'Arno specchiandosi su colori primaverili in un inverno appena iniziato.
E' l'inno di chi sta per intraprendere una corsa contro il tempo, che non può e non vuole fermarsi davanti all'idea di poter respirare una vita qualsiasi, di chi non vuol essere scelto finchè non è in grado di scegliersi, di chi è forse troppo innnamorato di se stesso tanto da rimanenrne accecato, ma che custodisce gelosamente il ricordo di ogni lacrima versata....
It's the end of the world, forse quello che di cui i R.E.M parlano, forse quello che leggiamo sulle prime pagine dei giornali o quello raccontato nei notiziari televisivi, il mio mondo invece è giovanissimo, è nato su un binario e un giustificato motivo lo fa rimanere abbracciato ad esso.
Giangi