Mi chiedo se alla fine ci potrà mai essere un vincitore.
Ho sempre pensato di poter alla fine riuscire a trovare un compromesso, di pensare che non esistanon solo tonalità di chiaro-scuro perchè è così maledettamente comodo e ipnotizzante quel grigio che con le sue infinite sfumature non può che ricordare sapori e odori del passato quelli a cui son stato sono e rimarò sempre legato. Eppure la controversia con le valige mi pone davanti un quesito dal risultato tutt'altro che scontato, ovvero quello di essere stato onestamente in grado di cercare un compromesso, un giustificato motivo per rinunciare a qualcosa di me in nome di qualcosa che non si intonasse con i mie soliti accordi distorti, che rivendicava il diritto ad un pò attenzione, ad un ruolo non marginale di pura comparsa e che magari cercava titanicamente solo di rendere armonico quell'intreccio confuso di note che freddamente invece disegnavano un'assolo infinito.
Loro son là, immobili, stanche, non han vissuto niente di meno di quel che hai trascorso tu in questo viaggio, ti sono state sempre accanto, non ti hanno tradito, tu le hai sempre tenute a portata di mano controllandole, assicurandoti che non ti scappassero di mano, ed ora, proprio alla fine, il solo pensare che ci possano essere diventa un peso insostenibile. Ogni chilo che gravava sulle spalle converge ora sulla mia mente schiacciandone ogni ricordo, ogni passo fatto insieme, ogni sosta, ogni complice segno di intesa. Come in una spietata sentenza, brutalmente vengono chiamati a testimoniare note sconosciute, colori abbaglianti, il tutto per creare quella drammatica frattura entro cui far scivolare il più in fretta possibile ogni possibile intreccio o tentativo di conciliazione.
Eccomi dunque, giudice non togato, pronto a dare un epilogo ad una sentenza probabilmente già scritta: mi rivolgo a voi due, cose avete da dire in vostra difesa?
Silenzio...prego le valige di dichiararsi
Silenzio...forse non avete sentito, che giustificazione potete addure per vostro conto?
Silenzio...spigatemi allora il perchè del vostro tacere, cosa vi porta a non lottare.
Lentamente il mio fare giustizionalista si sgretola di fronte al perpetuare del silenzio scandagliato solo dal ritmico rumore delle rotaie che inesorabilmente dettano il passare del tempo.
Vi prego aiutatemi ad emettere un verdetto, suggeritemi una risposta!
Silenzio...
Mi avvicino a loro, le prendo, mi siedo in una postazione da due, le poso accanto a me, Che sia chiaro! ogniuno comunque per la sua strada, ma mi strappano un sorriso.
mercoledì 16 aprile 2008
Iscriviti a:
Post (Atom)