venerdì 6 giugno 2008

Parte undicesima

Ancora fermo, proprio quando sembrava che si fosse tracciato un percorso chiaro. Forse è stato un peccato di ingenuità, chissà, ma qualcosa mi dice che ancora una volta le aspettative hanno corroso l'idea di aver ascoltato una nota delicata o magari di aver iniziato a dipingere un quadro con colori indelebili, idea che probabilmente doveva essere lasciata alle braccia del vento senza fingere di proteggerla con i "se" per poi anestetizzarla con i "forse"
Che sia allora! Rimane comunque il fatto che il treno è fermo sulle sue posizioni e non accenna ad avanzare. Cerco con lo sguardo di captare segnali, impressioni, soluzioni dalle persone nello scompartimento, ma paiono smarriti, increduli e pian piano si cominciano a ben delineare nei loro volti sfumature di incazztura indomabile. Meglio continuare a sentire musica e lasciare che la logica e la razionalità, che ogni tanto tornano a bussaare nella mia mente, prendano il sopravvento. Ringrazio a tal proposito Mr. Bon jovi, non quello degli ultimi 10-15 anni, ma quello giovane che oltre a fare il figo sul palco componeva melodie apprezzabili come quella di "these days".
Il treno si anima, comincia un via vai di gente che smanaccia, si agita, si siede, poi si rialza, per poi risedersi sempre più esasperata. La situazione mi diverte, decido allora di seguire per un pò questa ondata delirante di gestualità e mi affaccio dalla mia postazione, do quindi un'occhiata alle valige e fingo di trovar loro una più comoda sistemazione, così, tanto per legittimarne il mio possesso. Sospendo per un attimo il mio personalissimo viaggio nella musica e intraprendo l'itenerario del pendolare muovendomi verso altri vagoni alla ricerca del capotreno. Ovviamente il mio iter dura un paio di carrozze, figuriamoci se sacrifico del tempo alla musica per avere notizie su quella che decido di sentenziare come una tipica sosta di scambio tra treni in ritardo.
Mentre torno al mio posto incrocio lo sguardo con un gruppo di giovani viaggiatori che come me sembrano non soffrire più di tanto questo immobilismo, ma che a differenza di me sembrano avere risposte meno presuntuose sul perchè di questa sosta tra i campi emiliani. Beh col senno di poi sarebbe forse stato meglio non venire a conoscenza dei motivi di tanto attendere, in breve, pare che i "no global" avessero organizzato un'intelligentissima maifestazione nei pressi di bologna paralizzando il traffico ferroviario. La mio egocentrismo e smania di protagonismo mista ad una certa sensazione da perseguitato politico mi portano a chiedere se stiano cercando proprio me, ma torno subito tra i comuni mortali ed alla mia postazione, do un pacca alle valige in segno di rassegnazione e riprendo a respirare musica.
Alla fine tra me e me mi dico: dovrà ripartire no? non importa quale sia il binario su cui continuare, non val la pena spendere tempo a chiedersi se o quando ripartire, basta avere un giustificato motivo per farlo.