Pochi metri, pochi secondi e ci siamo, paradossalmente sembrano essere i più duri. Il treno cincischia, borbotta e arranca tra uno scambio e l'altro degli innumerevoli binari che pettinano la ruggionosa chioma della stazione. Cerco di non perdere l'equilibrio e lascio che il mio corpo morbidamente segua il singhiozzare del treno. Ne domino il ritmo irregolare facendo perno ogni tanto sulle mie fidate valige, sfruttando il loro peso che mai come in questo momento sembra vestire i panni di un caro amico, pronto ad offrirti la sua mano. Così mi stringo a loro lasciando ogni tanto la presa per poi riavvicinarmici. Ne nasce un leggero movimento dipinto probabilmente in qualche affresco del Buonarroti e grattato via per un attimo dalla Cappella Sistina per essere impresso su un ICPlus che finalmente sta per riposarsi. Neanche il ferroso e stridente grido delle rotaie riesce a distrarmi, sono troppo concentrato su questa infinita danza che calamita il mio corpo con le valige. Intarvedo con la coda dell'occhio i passeggeri muoversi in maniera impacciata, disordinata, ostentando una falsa esperienza e sicurezza nell'autogestire il proprio corpo, volti in cui si delineano sorrisi forzati che ad ogni strattone del treno rivelano la loro natura goffa e pesante. Così mi insinuo tra i loro precari movimenti, sfrutto la scia che lascia il loro inconsistente precipitare, filtro armoniosamente con le mie valige in questo divertente disordine e mi porto in pole position davanti alla porta del treno pronto per salpare, pronto per comiciare un altro viaggio.
Bene, ma da che parte si scende? Ecco che il il caro e vecchio dubbio amletico fa breccia tra i miei pensieri. Mi dico, ma non potevi riposare per qualche minuto al bar bistot del treno ? Tanta strada, tanta disinvoltura nell'affrotare impervi tragitti e ora che sta per compiersi il gran finale sembra complicarsi tutto, subentrano incertezze paranoiche riflessioni che appesantiscono l'arrivo.Insieme al treno ho ormai superato ogni ostacolo, sto entrando liscio come l'olio fino al traguardo e non so da che parte posare la mano per afferrarlo Maledizione!, ci vuole una soluzione immediata, provo a dare uno scorcio da entrambi i lati del treno facendo capolino tra la muraglia di schiene che assalgono l'altra porta. Non posso spostarmi, rischierei di perdere il mio primato sulla porta desta, ma dall'altra parte la folla sembra crescere, come se ci fosse un arrivo,non so, più interessante del mio. Un minuto fa libero e armonico, ora tremante e paralizzato, qualcosa non va ,ci vuole della musica. Ecco le cuffie, speriamo di soffocare logiche di pensieri irrazionali con la sequenza di note soffuse. Ottimo!, in soccorso arriva Jimi, vedi di fare qualcosa! Little Wing, perfetto mi sento già meglio. Prendo coraggio dalla mia scelta e da qualche nota di uno degli assoli più replicati e riarrangiati sino ad oggi, mi stringo alle valige e do uno sguardo deciso al pubblico intorno a me, trasmettendo una baldanzosa sicurezza che sembra scrivere un nuovo finale di un interminabile romanzo il cui epilogo un istante prima pareva già essere delineato al primo capitolo. Dalla sinistra cominciano serpeggiare i primi "se", "ma" "forse", un bronzio che non fa altro che appagare la mia sete di colmare il vuoto creatosi all'affacciarsi del solito dubbio paralizzante. Intanto sull'mp3 arrivano i Blur con Tender, mi dico, è la svolta! Come on Come on!
Mi si stampa in volto un sorriso a 360°, alla fine non ho la minima idea di dove scenderò. Sarà proprio la mia porta ad aprirsi? chissa! Magari sarà qualcuno da fuori ad aprirla, magari invece aprirà l'altra
Tanti possibili finali, infinite trame di una ragnatela che fluttuano e brillano sospese in un prato notturno, sperdute, abbandonate a se stesse, non più avvolte da quella disperata esigenza di avere una direzione, ora a dirigerle è pronta un'orchestra di stelle.
Il maestro dà il la, il treno si ferma, è ora di scendere.
mercoledì 20 agosto 2008
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