D'un tratto sul binario la gente inferve al solo pronunciare della parola No Global, ecco che iniziano gli schiamazzi, i commenti, le ingiurie, gli sguardi infelici, che ricoprono di fango quello che invece timidamente voleva essere un momento delicato, sincero, in cui forse per la prima volta ero riuscito ad indossare pensieri ed emozioni non infeltriti. Così un'altra volta il capo si lascia cadere lentmente verso il basso come se il vuoto creatosi nel mio cuore pesasse come un'incudine sulla mia mente. Inutile star lì a cercare parole nuove a inventarsi soluzioni agrodolci, devo rassegnarmi, cercare un altro attimo, un'altra rosa da cogliere, ma sopratutto un altro cavolo di treno!
Bene, dove vado? Direi che sono alquanto disorientato, in primis da me stesso e dal mio continuo peregrinare nelle deserte ragnatele dell'anima, poi da sti diavolo di ipocriti borghesotti milanesi, per non parlare poi della falsa ala dei "senza se e senza ma", la scrematura del mazzo italiano, un mazzo direi bello che appassito. La soluzione però è a portata di mano: cuffie, mp3 e via con la musica, con quel suono un pò country dipinto dall'immortale Bruce Springsteen, che ti trascina via con delicata scioltezza zigzagando tra i nervosi soprabiti che ormai da ore albergano lungo il binario 21. Butto un occhio al tabellone per cercare soluzioni concrete per quello che invece di un semplice viaggio sta diventando un'impresa,
Eccola là la risposta, si chiama Ancona, IC in partenza tra 5 minuti dal binario 8. Nelle ferrmate intermedie risplende il nome di Bologna, è lì che mi fermerò, sperando di trovare una qalche coincidenza. Riprendo morale, in pochi secondi raggiungo il treno, stavolta sembra essere tutto tranquillo, salgo!
Nell'immagine: Lenin primo vero no-global. Da Kelebek
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