martedì 22 luglio 2008

Parte tredicesima

Intanto il treno continua ad andare sicuro sul suo inevitabile percorso, sicuro di approdare prima o poi alla prossima stazione, comunque vada taglierà il traguardo senza dar troppa importanza all'esito del suo piazzamento. Nessuna competizione lo assilla, niente sembra sfiorarlo, e così, quasi affascinato dal suo spietato individualismo, lascio da parte lugubrazioni confuse e fumose e volgo lo sguardo dietro di me verso il finestrino che ora mostra pasaggi meno monotoni. Si intravedono infatti le prime colline che non staccano brutalmente dalla pianura su cui per ore ho riposato lo sguardo, ma cercano di creare un'armonico compromesso di immagine e colore che non disturba o sorprende in maniera scioccante, ma dolcemente invita l'occhio ad apprezzarne le sfumature e i particolari.
Al diavolo il panino, son quasi arrivato a Bologna, prenderò qualcosa lì in stazione in quei distributori di massa parcheggiati sul binario, dove la scelta è servita in una confezione di plastica e per la quale non val certo la pena spendere più di 2 euro e più di 2 secondi. Mi rituffo allora nel corridoio del treno cercando di riprendere al più presto la mia postazione e sopratutto le mie valige che comincercanno ormai a chiedersi che fine abbia fatto. Inizio uno slalom tra valige, sguardi e parole, cercando ogni tanto di regalarmi qualche nota paesaggitica, cercando di cogliere come lo sfumare della pianura lasci spazio ai primi pendii. Finalmente giungo alla mia postazione, le valige son sempre lì, non si son mosse di un millimetro, mi presento disarmato, senza panini sbrodolanti pronti ad imbrattarle, mi siedo, è il momento di dare una base musicale a questo paesaggio,a questo primo traguardo che sto finalmente per ragiungre. Il primo pezzo che passa sull'MP3 direi che intona alla grande il momento, è il grande Jamiroquai con spend a lifetime, una delle canzoni che preferisco, una canzone di una delicatezza incredibile, sembra quasi disegnare una pianura che lentamente si lascia accarezzare da tondeggianti rilievi. Sono completamente assorto, estasiato dalla perfezione di immagine suono e colore.
Allla fine mi dico: avrò impiegato pure un'infinità per raggiungere Bologna, ma se al primo traguardo il regalo è questo, spero di di continuare il viaggio ancora a lungo!
Ecco che i pendii si fan più decisi, l'appennino decide che è il momento di entrare in scena, abbasso il finestrino, i profumi si fanno più intensi, freschi, giovani, decisi, sembrano aver preso in mano le redini di un gioco in cui le regole son dettate dal loro fondersi casuale. Il sapore è troppo forte, troppo inebriante, non riesco a rimanermene inerme, ancora una volta mi lascio contagiare dall'odore della vita e schiaffcciare il volto dal vento.
Eccoci, sono quasi arrivato, c'è una chiesa o una basilicà, non so, laggiù su una delle colline, chissà quale è il santo fortunato a cui è stata dedicata. Mi ricorda in un certo qual modo Mont Martre, come una dolce collina che, sprigionando un inspiegabile senso di serenita e rassicurazione, culla il continuo e infinito intermittio di luci e suoni della città lasciando che il loro frenetico spegnersi e riaccendersi vadono confondendosi e scomparendo tra le onde del vento e il il chiarore lunare.
Bologna, arrivo, ormai non mi scappi!
(continua...)

sabato 5 luglio 2008

Parte dodicesima

Sarà una coincidenza, sarà un gesto di rivalsa da parte del treno icplus milano-ancona, tanto snobbato e assecondato nei confronti dell'ambìto icplus milno-terni (quello ancora ancorato al binario 16),o magari sarà solo una banale probabilità statistica, sta di fatto che allo scemare delle mie riflessioni introspettive da shamano, il vagone ha una scossa ed il viaggio riprende.
Tutto ciò mi colpisce, mi sembra lontano il tempo in cui teorie, lugubrazioni, il continuo incaponirsi dietro concetti tanto profondi quanto contorti, mi rendevano inerme davanti al ciglio di un binario. Seppur vivo sia il ricordo di me che tentenno con fare impacciato e fragile davanti alla porta del treno, non avverto più il frastuono di quelle immagini, come se raffiche di vento portate dall'ormai incalzante incedere del treno avessero dato una ripulita e rinfrascata geneale ad una fornace che era prossima al'ebollizione.
Sulle ali di un entusiasmo da diciottenne al suo primo esame superato mi lancio a corpo morto sulla ritmica di Carols Santana e Steve Tyler dando vita ad un trio inedito verso Bologna, pronto a conquistare il premio per il miglior piazzamento tra gli apolidi pendolari milanesi in cerca di una patria che più gli somiglia.
Lascio così alle spalle Parma e Reggio Emilia, mi avvicino a Modena, ancora una quarantina di chilometri e poi è fatta!, con i grandissimi Creedence Clearwaters sembra davvero tutto in discesa. L'unica nota stonata è il mio stomaco, che con il suo borbottio sempre più inistente tenta di attirare la mia attenzione sul preoccupante moltiplicarsi di sostanze gastriche laceranti. E' ora di lasciare temporaneamente la postazione alla ricerca del famigerato tramezzino mozzarella e pomodoro. Scatto in piedi e senza far troppa attenzione a chi o cosa ho intorno mi involo verso altre carrozze, mi dico: alla fine dovrà pur esserci il vagone ristoro! Tre, quattro, cinque carrozze, poi intravedo il traguardo, mi fermo davanti al bancone, non rimane che scegliere. Grande assortimento!, proprio come dice ad ogni fermata del treno l'addetto al servizio bar bistrot, solo che l'annuncio è rivolto a personale standard in grado di assecondare le proprie esigenze di palato all'incedere della voragine gastrica o al mero tentativo di far trascorrere la lancetta dell'orologio, spostando l'attenzione anche se per pochi minuti su qualcosa che sia diverso dalla solita pagina enigmistica o dall'avanzata irrefrenabile della testa appisolata del "vicino di viaggio".
Il mio è invece un caso abbastanza disperato, specie se tra le innumerevoli portate non sembra esserci il tramezzino pomodoro e mozzarella. Ne inquadro subito uno che lo ricorda un pò per forma e contenuto, ci son poi panini di vari gusti già assaggiati in passato che erano riusciti a lenire il vuoto iniziale, senza però soddisfare mai completamente le attese.
Ancora una volta c'è da prendere un decisione, forse però è il caso di intraprendere per la prima volta in questo viaggio un percorso diverso dal solito, che sia il meno possibile socratico, e che investa il minor numero di componenti esterne che per natura determinano forti condizionamenti nelle scelte. Faccio allora ricorso a preistoriche nozioni da metafisico-economista, assumendo le aspettative come una componente cui è impossibile prescindere tentando così di utilizzarle come principio cardine del processo decisionale.
Quindi,... l'analisi si potrebbe strutturare in questo modo: quello che sto cercando è un tramezzino pomodoro e mozzrella, davanti ho un panino tonno e pomodoro, un tramezzino cotto e fontina e un panino mozzarella e formaggio. Ci sono punti di convergenza?Non so, magari parziali, magari potrebbero nascondere sapori inattesi, d'altro canto potrebbero scontrarsi con quella che inizialmente è stata palesata come una esigenza imprescindibile che vuol far valere il suo peso.
Eccomi lì davanti al bancone mentre mi arrovello ancora una volta dietro contorte supposizioni, in attesa che si materializzi una sorta di risposta che sa di compromesso tra il fare e il non fare, tra il dire e il tacere, tra il volere e il condannare, tra il credere e il negare, tra il potere e il desistere. Rendere trasparenti le aspettative sembra essere un buon inizio, manca ancora un pò di maturità, consapevolezza, responsabilità,... che si nascondano dietro il giustificato motivo per...?