Intanto il treno continua ad andare sicuro sul suo inevitabile percorso, sicuro di approdare prima o poi alla prossima stazione, comunque vada taglierà il traguardo senza dar troppa importanza all'esito del suo piazzamento. Nessuna competizione lo assilla, niente sembra sfiorarlo, e così, quasi affascinato dal suo spietato individualismo, lascio da parte lugubrazioni confuse e fumose e volgo lo sguardo dietro di me verso il finestrino che ora mostra pasaggi meno monotoni. Si intravedono infatti le prime colline che non staccano brutalmente dalla pianura su cui per ore ho riposato lo sguardo, ma cercano di creare un'armonico compromesso di immagine e colore che non disturba o sorprende in maniera scioccante, ma dolcemente invita l'occhio ad apprezzarne le sfumature e i particolari.
Al diavolo il panino, son quasi arrivato a Bologna, prenderò qualcosa lì in stazione in quei distributori di massa parcheggiati sul binario, dove la scelta è servita in una confezione di plastica e per la quale non val certo la pena spendere più di 2 euro e più di 2 secondi. Mi rituffo allora nel corridoio del treno cercando di riprendere al più presto la mia postazione e sopratutto le mie valige che comincercanno ormai a chiedersi che fine abbia fatto. Inizio uno slalom tra valige, sguardi e parole, cercando ogni tanto di regalarmi qualche nota paesaggitica, cercando di cogliere come lo sfumare della pianura lasci spazio ai primi pendii. Finalmente giungo alla mia postazione, le valige son sempre lì, non si son mosse di un millimetro, mi presento disarmato, senza panini sbrodolanti pronti ad imbrattarle, mi siedo, è il momento di dare una base musicale a questo paesaggio,a questo primo traguardo che sto finalmente per ragiungre. Il primo pezzo che passa sull'MP3 direi che intona alla grande il momento, è il grande Jamiroquai con spend a lifetime, una delle canzoni che preferisco, una canzone di una delicatezza incredibile, sembra quasi disegnare una pianura che lentamente si lascia accarezzare da tondeggianti rilievi. Sono completamente assorto, estasiato dalla perfezione di immagine suono e colore.
Allla fine mi dico: avrò impiegato pure un'infinità per raggiungere Bologna, ma se al primo traguardo il regalo è questo, spero di di continuare il viaggio ancora a lungo!
Ecco che i pendii si fan più decisi, l'appennino decide che è il momento di entrare in scena, abbasso il finestrino, i profumi si fanno più intensi, freschi, giovani, decisi, sembrano aver preso in mano le redini di un gioco in cui le regole son dettate dal loro fondersi casuale. Il sapore è troppo forte, troppo inebriante, non riesco a rimanermene inerme, ancora una volta mi lascio contagiare dall'odore della vita e schiaffcciare il volto dal vento.
Eccoci, sono quasi arrivato, c'è una chiesa o una basilicà, non so, laggiù su una delle colline, chissà quale è il santo fortunato a cui è stata dedicata. Mi ricorda in un certo qual modo Mont Martre, come una dolce collina che, sprigionando un inspiegabile senso di serenita e rassicurazione, culla il continuo e infinito intermittio di luci e suoni della città lasciando che il loro frenetico spegnersi e riaccendersi vadono confondendosi e scomparendo tra le onde del vento e il il chiarore lunare.
Bologna, arrivo, ormai non mi scappi!
(continua...)
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